La scena non è quella che ci si aspetta quando si parla di innovazione: niente laboratori futuristici, nessun team di ricercatori in camice. Solo una cucina di casa, un pavimento freddo e la condensa che scivola sulle piastrelle. È lì che Jia Mingxuan, quattordici anni appena compiuti, ha immaginato qualcosa che oggi sta facendo parlare il mondo. Un’idea semplice, quasi disarmante nella sua immediatezza, ma così potente da conquistare la medaglia d’oro all’iENA 2025 di Norimberga, uno dei più importanti saloni internazionali dedicati alle invenzioni.
Il giovane vive in Mongolia interna, una terra segnata dal vento e dalla siccità, dove gli alberi che provano a crescere devono sfidare un clima ostile ogni singolo giorno. Mentre vedeva i giovani arbusti lottare per sopravvivere, capiva che nessuna di quelle battaglie era teorica: era la sua terra a soffrire, il suo paesaggio a cambiare. Da quel pensiero ostinato è nato il suo dispositivo contro la siccità, costruito senza alcuna pretesa di spettacolarità, solo con tubi in acciaio e bottiglie di plastica riciclata. Un sistema che sfrutta la naturale differenza di temperatura tra superficie e sottosuolo per catturare l’umidità dell’aria e trasformarla in acqua disponibile per le radici.

L’immagine di lui che all’alba percorre trenta chilometri per controllare il prototipo nascosto due metri sottoterra ha qualcosa di poetico e allo stesso tempo concreto. Non l’entusiasmo di chi vuole stupire, ma la testardaggine di chi crede davvero di poter cambiare qualcosa, anche solo nel raggio di pochi metri. Ogni giorno controllava il grado di umidità del suolo, annotava risultati, aggiustava i dettagli, migliorava ciò che poteva essere migliorato. E quel “giocattolo” di plastica e metallo, nato quasi per caso, è diventato un piccolo alleato degli alberi che faticano a sopravvivere nelle zone aride.
Un progetto all’avanguardia
Quando il progetto è arrivato a Norimberga, in mezzo a più di cinquecento invenzioni, non era certo quello più appariscente. Eppure, nella sua essenzialità, conteneva una promessa che oggi pesa più di qualsiasi effetto speciale: permettere a un giovane albero di non morire di sete. In un pianeta assetato, è un valore che non ha bisogno di parole altisonanti.
A colpire, più dell’ingegno, è la spontaneità con cui tutto è iniziato. Una cucina, un ragazzo, una goccia d’acqua che si condensa. Lo sguardo di un adolescente che, invece di abituarsi a vedere gli alberi morire, decide di provare a salvarli. Oggi Jia Mingxuan lavora insieme a un gruppo di ricercatori cinesi per perfezionare il suo sistema. Non sogna premi o riconoscimenti: vuole che quell’idea funzioni ovunque, che possa essere riprodotta facilmente e diventare uno strumento in più nella lotta contro la desertificazione.
©iENA 2025
Se ci riuscirà, il merito sarà anche di quella cucina, di quel pavimento bagnato e di un ragazzo che ha avuto il coraggio di osservare ciò che tutti vedono, ma che quasi nessuno guarda davvero.
Fonte: iENA
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