Era mezzogiorno passato di poco, l’11 settembre 2024, quando un frammento di roccia spaziale ha attraversato l’atmosfera terrestre e ha impattato sulla battigia di Scalea, in provincia di Cosenza. Nessun boato, nessun cratere. Solo un colpo secco nella sabbia, a pochi metri da Maurizio Sassone, titolare di uno stabilimento balneare, che ha visto tutto con i suoi occhi.
Il frammento è stato subito recuperato e conservato con attenzione. Poi è stato consegnato agli scienziati, che hanno confermato: si tratta di un meteorite autentico, con un’età stimata di circa 4,5 miliardi di anni, la stessa del nostro Sistema Solare.
Un evento raro in Italia, dove — dati alla mano — in cinque secoli sono stati recuperati appena 48 meteoriti. Quello di Scalea è il 48esimo.
Il frammento è una condrite
Secondo l’équipe di ricerca che lo ha analizzato, il meteorite calabrese è una condrite ordinaria, la tipologia più diffusa tra i frammenti spaziali che raggiungono la Terra. Nonostante sia “comune” tra i meteoriti, resta comunque un ritrovamento prezioso, soprattutto in un Paese come l’Italia, dove i recuperi sono così rari.
Lungo 7 centimetri, largo 4 e del peso di circa 190 grammi, il frammento si presenta di colore marrone, ricoperto in parte da una polvere bianca finissima. La superficie mostra una crosta di fusione, tipica dei meteoriti che, entrando nell’atmosfera, si surriscaldano fino a fondere superficialmente a causa dell’attrito con l’aria.
Il meteorite contiene olivina, pirosseni, plagioclasio e calcite, con tracce di cristalli verdi e bianchi. Elementi che ne confermano la natura extraterrestre e lo rendono un oggetto di grande interesse per chi studia l’origine e la storia del nostro sistema planetario.
Dal cielo alla scienza
Dopo il ritrovamento, Sassone ha fatto la cosa più semplice e sensata: ha fotografato il frammento, lo ha messo in una busta di plastica, ne ha raccolto la sabbia circostante e ha contattato un esperto. Da lì sono partite le analisi, inizialmente condotte presso il Laboratorio Meteocert dell’Università di Firenze, e proseguite con la collaborazione di diverse istituzioni scientifiche italiane.
A studiare il meteorite sono stati i ricercatori del Museo “La Specola”, del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) dell’INAF, dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Il lavoro è stato coordinato dal professor Vanni Moggi Cecchi, esperto di meteoritica.
Il risultato dello studio è stato appena presentato durante il Congresso Nazionale Congiunto della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, che si è svolto a Padova dal 16 al 18 settembre 2025.
Oltre all’eccezionalità del ritrovamento, c’è un altro dato interessante. Il meteorite di Scalea si inserisce in un contesto più ampio, legato al lavoro della rete PRISMA, il sistema di monitoraggio italiano che sorveglia il cielo per individuare meteore e meteoriti.
Grazie alla triangolazione delle immagini registrate da telecamere sparse sul territorio, PRISMA è riuscita negli ultimi anni a individuare e recuperare nuovi frammenti, contribuendo alla crescita delle conoscenze nel campo della planetologia e della geologia extraterrestre.
Lo studio completo è disponibile nell’abstract scientifico “A new Italian meteorite from Scalea, Cosenza: description and preliminary data”, pubblicato tra i materiali ufficiali del congresso SGI – SIMP.
Fonte: Società Geologica Italiana ETS
Ti potrebbe interessare anche:
- Il meteorite che si è schiantato contro una casa negli USA è molto più antico della Terra
- Bere l’universo: in Namibia c’è una fontana fatta con veri frammenti di meteorite vecchi quanto il sistema solare
- Il meteorite marziano più grande del mondo venduto all’asta per 5,3 milioni di dollari